Weller è una delle tante persone che in tutto il mondo (incluse le oltre 600 che hanno partecipato a uno studio) dicono di vivere un nuovo fenomeno: i sogni da pandemia di coronavirus. Sciami di insetti (a volte moscerini, a volte vespe o formiche volanti); essere presi in mezzo alla folla nudi e senza mascherina; incontrare uomini in camice bianco che dichiarano: “ci sbarazziamo degli anziani“. Il virus è invisibile, e questo gli permette di assumere nei sogni tante forme diverse.

Deirdre Barrett, psicologa della Harvard Medical School, ha somministrato sondaggi sui sogni a migliaia di persone nel corso del 2020. “Si vedono alcuni cambiamenti nel contenuto dei sogni dall’inizio della pandemia ad oggi“, ha detto la psicologa, “e questo è un’indicazione di ciò che più preoccupa le persone“. Viene quindi da chiedersi: qual è lo scopo del sognare, se esiste?
Da tempo la scienza indica che ciò che sogniamo e le emozioni che viviamo in sogno sono collegate al benessere di quando siamo svegli. Così come la serenità contribuisce a farci fare sogni positivi; sogni bizzarri permettono ad alcune persone di superare ricordi intensi o fattori di stress quotidiano. Gli incubi, invece, possono essere segnali che ci evidenziano ansie che altrimenti non percepiremmo durante il giorno, perché rimosse dalla nostra parte conscia. Negli ultimi anni, gli scienziati del cervello hanno sostenuto che il sonno REM (durante il quale si verificano la maggior parte dei sogni) rafforza il pensiero creativo, l’apprendimento e la salute emotiva, fornendo una sorta di “psicoterapia inconscia”.

Diversi studi sui sogni precedenti alla pandemia avevano ipotizzato che le attività che svolgiamo durante il giorno creano una sorta di “serbatoio di ricordi”, da cui dipende ciò che sogniamo e come ci sentiamo durante il sogno. La logica conseguenza, dal momento che durante l’isolamento per forza di cose riduciamo le attività che andranno a formare i nostri ricordi, sarebbe che durante la pandemia anche il contenuto dei sogni venga in qualche modo limitato (portandoci a sognare meno), o portando il subconscio ad attingere a ricordi di un passato più remoto.

Gli studi di Barrett su come il cervello addormentato elabora la minaccia del virus confermano ipotesi già note, secondo le quali il contenuto dei sogni riflette semplicemente ciò che le persone pensano, sentono e fanno durante il giorno. E lo trasformano poi di notte in immagini o metafore che rappresentano le preoccupazioni più urgenti. Uno dei risultati più attesi emerso dallo studio è che i sogni in tempo di pandemia sono più stressanti e negativi rispetto ai sogni “normali”.
È emerso poi che chi vive più da vicino la minaccia della pandemia (come gli operatori sanitari, o chi abita nelle zone più colpite dalla malattia o ha un parente malato) ha maggiori probabilità di sognare il virus. “Quando qualche anno fa abbiamo studiato i sogni dei sopravvissuti al terremoto dell’Aquila del 2009, non ci ha sorpreso rilevare che i disturbi del sonno e gli incubi dipendevano strettamente dalla vicinanza all’epicentro del sisma” dice Luigi De Gennaro, professore di psicologia all’Università di Roma che sta lavorando allo studio italiano sul coronavirus.
👉🏽 Per chi cerca di avere una sorta di controllo sui brutti sogni, concentrarsi sull’aspetto bizzarro del sogno può aiutare. Quando la dott.ssa Barrett lavora con i pazienti sulla “scrittura” dei loro sogni, spesso chiede loro come vogliono che l’incubo cambi o sia diverso. Una volta che il paziente ha immaginato la nuova direzione del proprio sogno, può scriverlo e rileggerlo prima di andare a letto.
👉🏽 Per i sognatori di tutti i giorni durante la pandemia, potrebbe essere sufficiente sapere che gli incubi del Covid-19, come tutti gli altri, tendono ad essere emotivamente esagerati. “Era spaventoso nel sogno, ma ti svegli ed è divertente“, ha detto la dottoressa Barrett, “la crisi è più piccola di quanto pensavi.“
🔴 Non tutti i sogni analizzati dallo studio erano però intrisi di oscurità e paura; molti erano anche piacevoli: coinvolgevano riunioni con amici o familiari, o immaginavano il contenimento e l’eliminazione del virus. “Ho sognato che la SARS-Cov 2, come proteine, facesse musica e così, per trovare la cura, gli scienziati dovevano comporre una melodia che si adattasse a quella prodotta dal virus“, ha scritto un intervistato, “poi hanno iniettato la musica come fosse un vaccino, e le persone guarivano“.
Fonti: – articolo: “what we dream when we dream about covid” di Benedict Carey, su New York Times;
– articolo “coronavirus: come l’isolamento e la paura stanno influenzando i nostri sogni” di Rebecca Renner su National Geographic.
© G. Manoni